Circa 8600 anni prima di Cristo alcuni popoli della cosiddetta “Mezzaluna Fertile” (una regione storica del Medio Oriente conosciuta per la sua fertilità, dove oggi c’è la Siria, la Giordania, il Libano e Israele) cominciarono a capire come gestire il suolo, iniziando quindi a coltivare. Questo è un momento storico in quanto per la prima volta l’essere umano da cacciatore e raccoglitore di bacche e erbe, inizia a sfruttare la terra, imparandone le potenzialità.
Iniziarono a coltivare soprattutto il cosiddetto “farro piccolo” o monococco (l’antenato del grano attuale) lavorandolo in modo molto simile a oggi, ovvero macinandolo e creandone una polpa.
Dal momento che era possibile conservarne dei semi per poterlo piantare l’anno successivo, il grano divenne sempre più predominante nella dieta di questi popoli facendo diventare meno necessarie la caccia e la raccolta di bacche e erbe.
Il grano segna un grosso cambiamento nell’evoluzione
Per la prima volta un popolo aveva l’opportunità di produrre del cibo, e di crearne in quantità anche maggiori rispetto a quello che era il fabbisogno giornaliero creandone così scorte per il futuro, cosa che non era possibile con la cacciagione e i cibi trovati in natura. L’uomo può finalmente stabilizzarsi in un posto senza doversi spostare continuamente alla ricerca di cibo: inizia così l’era dell’agricoltura. L’uso di utensili diventa sempre più naturale: le persone potevano così iniziare a specializzarsi in determinati tipi di lavoro, dando vita anche a nuovi legami sociali.
I primi sviluppi del grano
Le tipologie originali di grano, ovvero il farro piccolo (monococco) e farro medio, purtroppo non riuscivano a sopravvivere in tutti i tipi di terreni e di clima. Per questo nel corso dei secoli si è provato a crearne diverse varietà di modo che potesse crescere anche in climi diversi. Molti di questi tentativi però non hanno avuto riscontri positivi e infatti fino al 18esimo, 19esimo e anche all’inizio del 20esimo secolo si trovavano ancora tipi di grano molto simili a quelli di migliaia di anni prima.
Quando e come il grano è cambiato radicalmente?
Nel 1940 il governo messicano sponsorizza un programma per far aumentare la produttività agricola in Messico con l’obiettivo di creare una varietà di grano super-resistente alle malattie e per poter così incrementarne la produzione come mai prima, uno degli scienziati a capo di questo programma era Norman Borlaug.
Il Messico era il paese perfetto per effettuare un tale tipo di ricerca, dal momento che il clima era molto favorevole, potevano essere create coltivazioni di grano due volte l’anno invece che una sola, e grazie alle caratteristiche geografiche del Messico il grano poteva essere cresciuto e testato in diverse località anche molto distanti tra di loro per poter raggiungere risultati più precisi possibile.
Questa ricerca portò a notevoli risultati: il grano che ne venne fuori era un grano molto più resistente e molto più corto rispetto a quello originale. Fu così che negli anni ’50, il messico arrivò all’autosufficienza nella produzione di grano. Di li a poco iniziarono le importazioni in India e in Pakistan per poter evitare una crisi di fame: il risultato fu un successo incredibile che prese il nome di Green Revolution.
Questo progetto è stato poi trasformato in un’organizzazione internazionale chiamata CIMMYT (Centro Internacional de Mejoramiento de Maíz y Trigo) e Borlaug, lo scienziato a capo del progetto, viene premiato con il Premio Nobel nel 1970, dal momento che lui stesso ha salvato gran parte del mondo dalla fame con la materia prima per il pane. Fino alla sua morte, avvenuta nel 2009, ha continuato a lavorare per il CIMMYT.
Possiamo quindi dire che i motivi per i quali inizialmente è stato investito molto in ricerca per migliorare la coltivabilità del grano, erano motivi nobili: sconfiggere la fame. Ma con l’avvento del capitalisimo questi motivi hanno preso sempre di più una ragione economica.
Per questo motivo gli imprenditori agricoli di ogni parte del mondo, non potendo competere con il grano modificato importato, hanno iniziato ad usare lo stesso tipo di grano per non andare in fallimento, facendo si che si sia iniziato a coltivare in tutto il mondo con la stessa specie di grano modificata per produrre di più. Questo processo è ovviamente tuttora in corso e rende molto difficile trovare le varietà di grano originali.
Il grano continua ad evolversi
Il CIMMYT, o più specificamente il Global Wheat Program (programma globale sul grano) non ha mai smesso di lavorare sul miglioramento del grano con l’obiettivo principale di una raccolti sempre più voluminosi ed efficienti. Collabora assieme a istituzioni nazionali sulla ricerca agricola, NGOs (organizzazioni non governative), ditte private e altri, per poter fornire agli agricoltori una varietà di grano sempre migliore che garantisca una perdita sempre minore di raccolto. Questo fa si che la composizione bio-chimica del grano sia in continua evoluzione.
Quali sono le conseguenze di tutto questo?
Fin dal 1940 vengono investiti molti soldi per la ricerca per rendere il grano più resistente e più performante, ma nessuno si occupa delle conseguenze che consumare questo grano, così diverso da quello originale, in queste quantità, ha sul corpo umano. Il grano di molti anni fa (prima del 1940 per intendersi) non ha niente a che fare con il grano che consumiamo oggi e che è alla base della maggior parte degli alimenti utilizzati giornalmente. Il grano di oggi è a malapena un prodotto naturale, ma qualcosa di creato in laboratorio da noi umani e non dalla natura. Gli impatti che le nuove varietà di grano hanno sul nostro corpo sono ancora largamente inesplorati. Proviamo comunque in queste pagine a darvi alcune indicazioni importanti, per poter capire quali sono almeno le immediate conseguenze.
Speriamo di avere destato la vostra curiosità, nel tal caso, se non l’avete ancora fatto, leggete i motivi che stanno dietro la creazione di questo sito.